Meta AI di WhatsApp, 5 motivi per non usare l'assistente
Un piccolo pulsante luminoso è apparso sulle nostre chat. Senza troppi annunci, Meta ha silenziosamente introdotto il suo assistente AI direttamente nell’interfaccia di WhatsApp, insinuandosi nelle nostre conversazioni quotidiane. Sulla carta, potrebbe sembrare una mossa furba. Dopotutto, l’AI è il trend del momento e avere un assistente AI a portata di mano potrebbe tornare utile in certe situazioni, ma è davvero così?
WhatsApp, nuovo pulsante Meta AI nelle chat: utile o fastidioso?Meta AI promette di rispondere a domande, generare immagini, offrire suggerimenti e persino intervenire nelle chat di gruppo. Tuttavia, dietro queste funzionalità si nascondono interrogativi più profondi. L’introduzione dell’intelligenza artificiale nelle conversazioni quotidiane potrebbe alterare la natura delle interazioni, rendendo i dialoghi meno spontanei o più filtrati. Senza considerare altri aspetti, come la privacy. Cosa succede ai dati condivisi nelle chat? Vengono analizzati per migliorare l’AI? E chi può accedere a queste informazioni?
5 (validi) motivi per ignorare il pulsante Meta AI su WhatsApp 1. Il pulsante Meta AI “scocchia” con lo stile minimal di WhatsAppUna delle ragioni per cui molti amano WhatsApp rispetto ad altre app di messaggistica (es. Telegram) è la sua interfaccia pulita, sobria, senza fronzoli. Si apre l’app e ci si ritrova immersi in un ambiente familiare, dove conta solo l’utente, le sue chat e poche, essenziali funzioni. È un po’ come entrare in un salotto ordinato, dove ogni cosa è al suo posto e niente distrae l’occhio.
Ora, con l’intrusione del pulsante Meta AI, è come se qualcuno avesse piazzato in mezzo al salotto un soprammobile pacchiano, che stride con l’arredamento. Quell’icona azzurra attira troppo l’attenzione e rompe l’armonia del design. Non si tratta di essere pignoli, è che i dettagli contano e piano, WhatsApp sta perdendo quella semplicità che l’ha resa grande.
2. Meta AI Non si può disattivare!Qui casca l’asino. Perché, anche se si decidesse di ignorare bellamente il nuovo pulsante Meta AI, non c’è modo di sbarazzarsene. Non esiste, al momento, un’opzione per nasconderlo, disabilitarlo o rimuoverlo dalla vista. È lì, che ci piaccia o meno, a occupare spazio prezioso nell’app, come un coinquilino che non si può mandare via.
Nessuno ha nulla contro l’intelligenza artificiale in sé, anzi, ma quando ci si ritrova un tool del genere installato a forza nel proprio spazio di messaggistica personale, senza possibilità di opt-out, la cosa può infastidire, e non poco. È come se WhatsApp mi stesse dicendo: “Ehi, abbiamo deciso che da oggi avrai un assistente AI, anche se non l’hai chiesto. Fattene una ragione“. Va bene, ma se si aggiunge qualcosa alla user experience degli utenti, poi bisogna anche lasciare la libertà di rifiutarlo.
3. Meta AI non dovrebbe mischiarsi alle conversazioni umaneWhatsApp è un canale di comunicazione privilegiato: permette di interagire con le persone a noi care, amici, familiari, colleghi, ecc. in modo diretto, immediato, senza interferenze. Ora, l’arrivo di Meta AI nella chat list rischia di confondere le acque. Certo, graficamente il bot è ben distinto dai contatti umani, ma il fatto stesso che compaia nella rubrica e che possa essere taggato nelle chat di gruppo alla stregua di una persona vera fa strano. È come se, improvvisamente, il confine tra uomo e macchina si assottigliasse, rendendo meno limpido il senso stesso dell’app.
E poi, chi ci assicura che in futuro Meta non spingerà ancora di più sull’acceleratore dell’integrazione? Magari un giorno l’AI inizierà a intrufolarsi nelle nostre conversazioni, suggerendo risposte o informazioni non richieste. Uno scenario un po’ troppo fantasioso? Sarà, ma WhatsApp dovrebbe restare un’oasi incontaminata di comunicazione umana, senza bot che si intromettono.
4. Meta AI si “nutre” dei nostri datiSì, Meta giura di rispettare la privacy di WhatsApp. Assicura che i nostri messaggi sono criptati dalla crittografia end-to-end e che Meta AI non può ficcanasare nelle nostre chat, a meno che non interagiamo direttamente con lui. Belle parole, ma la realtà è che un qualche tipo di dato, anche se anonimizzato, viene comunque raccolto.
Ogni volta che si chatta con Meta AI, che gli si rivolge una domanda o che si chiede di generare una risposta, si forniscono dei preziosi input che verranno usati per addestrare i modelli AI dell’azienda. Certo, magari non saranno legati alla propria identità, ma comunque finiranno archiviati e analizzati nei server di Meta, contribuendo a rendere il suo assistente sempre più intelligente. Forse dovremmo nutrire una certa diffidenza verso funzioni che ci spingono a condividere ancora più informazioni con un colosso tech che, di noi, sa già vita, morte e miracoli.
5. La libertà di scegliere quali strumenti AI usareSia chiaro: non siamo nemici giurati dell’intelligenza artificiale. Anzi, è un campo entusiasmante, ma usare questi strumenti dovrebbe essere una scelta consapevole, alla proprie condizioni e nei contesti che si preferisce. Perché un tool AI dovrebbe intromettersi in luoghi riservarti come le conversazioni private?
Ecco perché l’intrusione di Meta AI su WhatsApp ha lasciato molti utenti perplessi. Non è bello vedere che un assistente AI, per quanto potenzialmente utile, venga imposto dall’alto in un’app che per tanti è sinonimo di comunicazione personale, sicura. Chi decide di interagire con un chatbot, deve avere la libertà di attivarlo o disattivarlo a proprio piacimento, senza che diventi un’ombra perenne nelle chat.
Meta AI su WhatsApp: grazie, ma no grazieÈ chiaro che ognuno è libero di usare l’app come meglio crede e se qualcuno trova vantaggioso avere un bot sempre a disposizione nella chat, buon per lui. Peccato che a pensarla così siano davvero in pochi. L’intrusione di Meta AI sembra un passo falso, che snatura l’essenza stessa dell’app e costringe a convivere con una presenza non richiesta. Ecco perché, finché Meta non darà la possibilità di disattivare il suo assistente, molti continueranno a godersi WhatsApp per quello che è sempre stato: un luogo di incontro tra persone vere, senza bot tra i piedi.
Questo articolo contiene link di affiliazione: acquisti o ordini effettuati tramite tali link permetteranno al nostro sito di ricevere una commissione nel rispetto del codice etico. Le offerte potrebbero subire variazioni di prezzo dopo la pubblicazione..bmaff_error { display: none !important;}TikTok, recensioni dei luoghi nei commenti come Google Maps
Trovare un ristorante, pianificare il prossimo viaggio, cercare ricette, realizzare progetti di bricolage… TikTok si è gradualmente trasformato in un motore di ricerca per i suoi utenti, in particolare per la Gen Z. Il social network, infatti, è diventato per alcuni un’alternativa a Google.
TikTok sfida Google Maps con le recensioni nei commentiE ora TikTok vuole andare oltre. La piattaforma ha appena integrato le recensioni di alcuni luoghi popolari direttamente nell’area dei commenti. Se un video di TikTok contiene un tag di località (una città, un luogo pubblico, ecc.), gli utenti potranno accedere alle recensioni direttamente da TikTok o da Google Maps.
Facciamo un esempio. Se un TikTok menziona “Villa Borghese” e si apre la sezione dei commenti, potrebbe comparire una nuova scheda chiamata “Recensioni“. Questa scheda permette di leggere tutte le recensioni disponibili relative a quel luogo, pubblicate da altri utenti TikTok (e a volte prese da Google Maps). Ogni recensione include una valutazione da 1 a 5 stelle; una breve descrizione, eventuali immagini caricate dagli utenti. Le recensioni possono ricevere anche “mi piace” da altri utenti, proprio come accade con i commenti.
E se clicca sul nome del posto taggato, si apre una scheda con tutte le informazioni utili, quante stelle ha preso in media, cosa c’è nei dintorni, se si cerca un hotel o dove mangiare dopo, l’indirizzo e il numero per prenotare, a che ora apre e chiude, e poi una carrellata di altri video TikTok sulla stessa location.
Per il momento, TikTok sta ancora testando la funzione con gli utenti di tutto il mondo. È difficile sapere con esattezza quando l’opzione verrà introdotta o se verrà mai adottata completamente.
Recensioni su TikTok, che impatto avranno sui brand?Le recensioni su TikTok potrebbero diventare una leva di marketing importante per i brand. L’utente scopre un prodotto, legge cosa ne pensano gli altri e lo compra – tutto senza chiudere l’app. E non è una questione da poco, visto che 7 consumatori su 10 guardano le stelline prima di mettere mano al portafoglio.
Il bello di TikTok è che bastano pochi secondi per far esplodere qualsiasi cosa. Una recensione entusiasta potrebbe trasformare un prodotto sconosciuto in un must-have in poche ore. E con TikTok Shop che ha appena messo piede in Italia, i brand avrebbero parecchi motivi per buttarsi sulla piattaforma.
Footnotes sono le note della collettività di TikTok
Il destino di TikTok negli Stati Uniti non è ancora noto. Nel frattempo, l’azienda cinese continua ad annunciare funzionalità per il popolare servizio. Gli utenti statunitensi potranno usare le Footnotes per aggiungere contesto ai video. Si tratta in pratica di un sistema di fact-checking simile alle Community Notes di X e Meta.
Note della collettività anche su TikTokFootnotes, attualmente in test solo negli Stati Uniti, consente agli utenti di aggiungere informazioni rilevanti ai contenuti pubblicati su TikTok. La sezione commenti e altri tool, come Stitch e Duet, permettono già di condividere opinioni e partecipare alle discussioni sui contenuti. Footnotes offre la possibilità di aggiungere un ulteriore livello di contesto, utilizzando un approccio basato sul consenso.
A partire da oggi, gli utenti statunitensi possono diventare collaboratori se rispettano tre requisiti minimi: iscrizione da almeno sei mesi, 18 anni di età e nessuna violazione recente delle linee guida. La pubblicazione delle footnotes inizierà nei prossimi mesi. I collaboratori potranno aggiungerle ai video e assegnare un punteggio a quelle lasciate da altri.
TikTok sottolinea che il sistema è ispirato a quello di X e Meta, ma utilizzerà il suo algoritmo per pubblicare le note dopo che è stato raggiunto un accordo tra persone con diverse opinioni. A differenza di Meta, l’azienda cinese continuerà ad utilizzare il programma di fact-checking che consente la verifica delle informazioni con l’aiuto di 20 organizzazioni. Rimarranno anche le etichette per i contenuti non verificati.
L’annuncio della novità arriva circa 10 giorni dopo il secondo ordine esecutivo di Trump che concede altri 75 giorni a ByteDance per trovare un’acquirente (Apple e Google rischiano ugualmente una pesante sanzione).
AMD Radeon RX 9070 XT domina le vendite superando RTX 5080
Secondo i recenti dati di vendita, Radeon RX 9070 XT di AMD, basata sull’architettura RDNA 4, continua a consolidare il suo predominio nel settore delle schede grafiche, superando nettamente la concorrenza. Questo modello, top di gamma della nuova serie RX 9000, ha attirato l’attenzione dei consumatori non solo per il suo ottimo rapporto qualità/prezzo, ma anche per l’ottima strategia dell’azienda nella gestione delle scorte. A differenza del principale rivale Nvidia, la casa di Sunnyvale è riuscita a garantire disponibilità costante, permettendo a ogni acquirente interessato di ottenere la propria scheda grafica senza difficoltà.
AMD Radeon RX 9070 XT regina delle vendite: surclassa la RTX 5080 di NvidiaI numeri parlano chiaro: secondo il report di TechEpiphany il rivenditore europeo MindFactory ha venduto ben 245 unità della Radeon RX 9070 XT in una sola settimana, un risultato straordinario se paragonato alle sole 40 unità della GeForce RTX 5070 di NVIDIA e alle 25 della RTX 5080. Dati che evidenziano l’ottima validità della scheda per quanto riguarda le prestazioni rapportate al prezzo.
Uno dei fattori chiave di questo successo è anche la difficoltà di NVIDIA nel riuscire a fornire un adeguato numero di scorte per la sua serie RTX 50. Molti modelli, infatti, risultano esauriti o venduti a prezzi ben superiori al listino consigliato, rendendoli naturalmente meno attraenti per i consumatori. Stessa cosa è successa al loro lancio, il che ha inevitabilmente scoragiato ulteriormente potenziali acquirenti.
Al contrario AMD, pur affrontando un’elevata domanda che ha leggermente influito sui prezzi, riesce comunque a mantenere una buona disponibilità di prodotto. Sorprendentemente, MindFactory riferisce di non aver registrato nemmeno una vendita relativa a GeForce RTX 5090, un dato che sottolinea la scarsa reperibilità di questo modello sul mercato. Con il lancio delle sue schede più economiche, come l’attesa serie RX 9060, l’azienda sembra quindi avere tutte le carte in regola per continuare a dominare il settore. Cosa che può solo andare a beneficio dei consumatori, in un periodo in cui i prezzi dei componenti rimangono decisamente fuori scala.
Tutte le incognite del social network di OpenAI/ChatGPT
E così, pare che OpenAI sia al lavoro su un social network tutto suo. Dopo aver scosso il settore dell’intelligenza artificiale con il lancio di ChatGPT, l’organizzazione sembra aver messo in cantiere un altro progetto, con la volontà di entrare in diretta competizione con le altre piattaforme già attive. Ambizione a parte, non sarà un’impresa semplice, nonostante la potenza di fuoco a disposizione.
Il social di ChatGPT? Per OpenAI non sarà sempliceNon sappiamo se e quando avverrà il lancio. Quanto emerso oggi fa riferimento a un’iniziativa ancora ferma alle sue fasi iniziali, di prototipazione. Il funzionamento si concentrerebbe sulla creazione delle immagini con l’AI. Insomma: un po’ Instagram e un po’ X. Il fatto che l’indiscrezione sia trapelata proprio nel giorno del down di 4chan è solo una bizzarra coincidenza.
Sam Altman e soci, nonostante alcuni post sul tema dei mesi scorsi, non si sbottonano. In caso di conferma, quella che li attende non sarà una sfida semplice da affrontare e da superare.
Persino una realtà come Meta, che sul dominio in territorio social ha costruito il suo impero partendo da Facebook, sta faticando e non poco a ritagliarsi uno spazio con il suo Threads, nonostante l’esperienza maturata sul campo e il supporto diretto da parte di Instagram.
Il mercato è saturo, persino per le piattaforme che lo approcciano in modo non tradizionale, come nel caso di quelle riconducibili al concetto di fediverso (Mastodon, Bluesky e così via). Sarà sufficiente far leva sulla leadership nell’AI per convincere gli utenti a popolare un nuovo servizio? La fidelizzazione è un’impresa ardua, una montagna da scalare.
L’ormai quasi ventennale storia dei social network racconta di celebri fallimenti. Il più eclatante ed emblematico è forse quello di Google+, mai capace di trovare una propria identità in un’epoca in cui a regnare erano Facebook e Twitter, fino al definitivo e inesorabile abbandono.
Vedremo se OpenAI si lancerà anche in questo settore, dopo aver fatto irruzione in quello AI e lanciato un guanto di sfida ai motori di ricerca con SearchGPT, senza dimenticare la concorrenza ai big dell’ambito cloud con lo Stargate Project.
MicroSDXC 512GB in SCONTO LAMPO e minimo storico Amazon
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Amazon propone oggi il primo sconto sul nuovo iPad con chip A16, il tablet di ultima generazione annunciato il mese scorso. Integra un display Liquid Retina da 11 pollici in alta risoluzione (2360×1640 pixel) con supporto all’interazione mediante pennino. Non sappiamo fino a quando rimarrà disponibile l’offerta in corso, ma si tratta certamente di un articolo molto ricercato e che, di conseguenza, potrebbe andare sold out in fretta. Se sei interessato ti consigliamo dunque di approfittarne ora per non perdere l’occasione.
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Il nuovo iPad con chip A16 è in offertaSul fronte delle specifiche tecniche, il cuore pulsante è rappresentato dall’unità progettata internamente dalla mela morsicata con CPU 5‑core, GPU 4‑core e Neural Engine 16‑core per le operazioni di intelligenza artificiale. Ci sono poi una fotocamera posteriore con ottica grandangolare, quella frontale (entrambe da 12 megapixel) con tecnologia Center Stage, gli altoparlanti stereo disposti in orizzontale, due microfoni, la connettività Wi-Fi 6, Bluetooth 5.3 e una batteria con autonomia elevata. La piattaforma software è ovviamente iPadOS con accesso alla piattaforma App Store per il download delle applicazioni. Trovi tutte le altre informazioni che cerchi nella descrizione completa.
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È stata avanzata la proposta di rimuovere i driver relativi ai file system Apple HFS e HFS+ dal kernel Linux entro il 2025. Apple ha abbandonato il supporto per Hierarchical File System (HFS) nelle versioni più recenti di macOS, limitandolo alla sola lettura a partire da macOS 10.6. Il file system HFS+, invece, continua a essere supportato. Tuttavia, il supporto sul kernel del pinguino è stato trascurato e scarsamente mantenuto, portando alla decisione sulla possibile eliminazione del relativo supporto.
Linux potrebbe presto rimuovere i file system HFS e HFS + di AppleChristian Brauner, noto sviluppatore Microsoft che collabora anche ai lavori sul kernel Linux, è la figura che ha suggerito la rimozione del supporto per HFS e HFS+ di Apple già da quest’anno. Si tratta sicuramente di una proposta ragionevole considerando l’abbandono del supporto per oltre un decennio, oltre al fatto che la stessa Apple non supporta più HFS su macOS 10.15 e versioni successive.
Hierarchical File System (HFS) è un file system sviluppato da Apple nel 1985 per i computer Macintosh, utilizzato fino al 1998 quando fu sostituito da HFS+. Organizza i file in una struttura gerarchica ad albero, usando B-tree per indicizzare file e cartelle, con un file catalogo per i metadati e un file di allocazione per tracciare i blocchi liberi. Supporta metadati come nomi di file fino a 31 caratteri e fork di risorse per informazioni specifiche delle applicazioni.
HFS divide il disco in blocchi e gestisce volumi fino a 2 TB, ma è limitato rispetto ai moderni file system. Ormai obsoleto, non è più supportato nelle recenti versioni di macOS, sostituito da HFS+ e successivamente da APFS per maggiore efficienza e capacità.
Chi necessita di accedere a file system HFS da Linux potrà comunque far uso di un driver FUSE che ne consente la lettura e la scrittura nello spazio utente. Un problema sollevato riguarda anche alcune distribuzioni che utilizzano il driver HFS+ per l’installazione su Mac con processori Intel, dove il file system può fungere da partizione di sistema EFI (ESP). Resta da vedere se verrà trovata una soluzione per questo caso o se si opterà per rimuovere solo il supporto per HFS, mantenendo quello per HFS+. Come di consueto, il destino di questi driver dipenderà dalla disponibilità di collaboratori disposti a mantenere il codice per HFS su Linux.
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NVIDIA ha informato gli azionisti che non può vendere il chip H20 in Cina senza ottenere una licenza per l’esportazione. Ciò comporterà un costo fino a 5,5 miliardi di dollari sul prossimo bilancio trimestrale. Secondo le fonti di Reuters, l’azienda californiana non ha avvisato i clienti cinesi.
H20 usato nei supercomputer cinesiIl governo statunitense ha introdotto diverse restrizioni alle esportazioni di chip verso la Cina, in quanto potrebbero essere utilizzati per sviluppare applicazioni militari. NVIDIA ha progettato la GPU H20 che offre prestazioni inferiori ai chip H100/H200, quindi non rientrava tra quelle soggette a licenza. Nel documento inviato ieri alla SEC (Securities and Exchange Commission) viene confermata la cattiva notizia.
NVIDIA è stata informata dal governo statunitense il 9 aprile che l’esportazione dei chip H20 richiede una licenza, in quanto possono essere utilizzati nei supercomputer cinesi. Questo obbligo rimarrà in vigore per una durata indefinita. L’azienda californiana subirà un danno economico di circa 5,5 miliardi di dollari, considerando che molte GPU sono già nei magazzini e che dovrà pagare le penali per il mancato rispetto dei contratti.
NVIDIA aveva guadagnato tra 12 e 15 miliardi di dollari nel 2024 con la vendita delle H20 in Cina. Queste GPU sono state utilizzate da DeepSeek per l’addestramento del modello R1. Il governo statunitense vuole anche ostacolare lo sviluppo delle applicazioni AI. Tra i clienti di NVIDIA ci sono ByteDance, Alibaba e Tencent.
Secondo NPR, l’azienda californiana sperava di ottenere un’esenzione, considerato l’investimento da 500 miliardi di dollari per la costruzione di fabbriche negli Stati Uniti (definito “effetto Trump”). Invece è arrivata la doccia fredda.
L’amministrazione Trump ha avviato un’indagine che potrebbe portare all’introduzione di dazi sui semiconduttori. La Cina non applicherà nessun dazio come ritorsione perché considererà Taiwan (dove vengono prodotti) come paese di importazione dei chip statunitensi.
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MacBook Pro 2024 con M4 Pro, 24GB di memoria unificata e 1TB di archiviazione SSD è una “bestia” di laptop con display da 14,2 pollici che saprà supportarti in ogni genere di attività, anche la più pesante che tu possa immaginare. Un vero e proprio mostro di potenza, che ti durerà per anni, che non rinuncia all’eleganza e alla praticità con un design fatto per essere portato facilmente in giro. Oggi puoi acquistarlo su Amazon con un maxi sconto di 450 euro, anche a rate.
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MacBook Pro 2024 con M4 Pro non conosce la parola compromessoTi troverai tra le mani una macchina da guerra con CPU 14 core e GPU 20 core, capace di gestire senza sforzo anche i flussi di lavoro più pesanti: editing 4K, modelli 3D e una valanga di app e tab tutte insieme. Questo Mac non rallenterà mai, grazie anche al supporto dei 24GB di memoria unificata e del tanto spazio garantito dall’archiviazione SSD ultraveloce da 1TB.
Altra meraviglia è il display Liquid Retina XDR da 14,2″: luminosissimo, dettagliato, con colori da cinema e una resa perfetta anche all’aperto. Clamorosa anche la batteria considerata la potenza a tua disposizione: fino a 22 ore di autonomia reali, per lavorare ovunque tu sia, senza dover cercare una presa di corrente ogni tre ore.
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Dal punto di vista della connettività avrai tre porte Thunderbolt 5, HDMI, MagSafe 3, lettore SD e jack audio, insomma potrai collegare qualsiasi cosa. Dalla scocca elegante, moderna e irresistibile, oggi MacBook Pro 2024 su Amazon è un affare con 450 euro di sconto. Se vuoi rivoluzionare per anni la tua produttività è il momento di approfittarne.
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Il rollout di One UI 7 avvenuto questa settimana (temporaneamente sospeso a causa di un grave bug e poi ripreso) ha portato con sé diverse novità interessanti, talvolta accessibili in esclusiva dagli utenti di alcuni paesi, come nel caso di Samsung Auto. Manca un annuncio ufficiale, ma come si può intuire già dal nome, può essere descritta come un’alternativa ad Android Auto e ad Apple CarPlay, realizzata internamente dal produttore sudcoreano.
Cosa sappiamo al momento su Samsung AutoLa prima segnalazione è giunta dalla community di Reddit, più tardi la redazione del sito 9to5Google ne ha dato conferma, pubblicando una serie di immagini, inclusi gli screenshot che abbiamo allegato a questo articolo.
Si tratta di una funzionalità al momento riservata in esclusiva ai dispositivi Galaxy venduti in Cina. Richiede infatti una vettura con tecnologia Baidu CarLife+ oppure ICCOA CarLink, entrambi standard non presenti al di fuori del mercato locale.
Non è dato a sapere se arriverà ufficialmente altrove, né con quali tempistiche. È una piattaforma con interfaccia ottimizzata per l’abitacolo dei veicoli, applicazioni dedicate all’infotainment (navigazione stradale, streaming musicale ecc.) e assistente vocale Bixby.
Tra le caratteristiche emerse c’è quella che permette allo smartphone e all’automobile di scambiare informazioni rapidamente, ad esempio per cercare sul telefono la destinazione da raggiungere visualizzando poi le indicazioni direttamente sul cruscotto. C’è poi Quick Navigation, che Samsung descrive così.
Quando qualcuno ti invia un messaggio che include informazioni sulla posizione, riceverai una notifica sullo schermo della tua auto. Da lì, puoi visualizzare e avviare la navigazione sullo schermo del tuo veicolo.
Come anticipato, non è dato a sapere se Samsung Auto sia una novità destinata al mercato globale oppure pensata solo ed esclusivamente per il territorio cinese. Giungere al rollout in altri paesi non sarà comunque cosa semplice, né immediata: servirebbe la collaborazione attiva da parte degli automaker.
I 6 migliori strumenti AI per fare ricerche sul web
Sono finiti i tempi delle ricerche online che risucchiano ore e ore, tra pagine poco rilevanti e dati sparsi qua e là. Ma oggi è tutto cambiato. L’intelligenza artificiale può setacciare il web per noi, scovando esattamente quello che serve – che sia un consiglio veloce sui migliori agriturismi vegani nei dintorni o il materiale per quella tesi che si continua a rimandare da troppo tempo.
6 fantastici strumenti AI per fare ricerche online approfonditeEcco 6 strumenti AI per fare ricerche online, che faranno risparmiare un sacco di tempo da dedicare a cose più importanti… come guardare un’altra puntata di LOL 5 senza sensi di colpa!
1. PerplexityPerplexity è un vero fuoriclasse se si cerca uno strumento che funzioni come un motore di ricerca. Per ogni topic che si digita, restituisce un ragionamento esaustivo e una lista di fonti da cui ha attinto. Non solo: fornisce anche un riassunto della risposta e domande di follow-up per scavare più a fondo, se serve.
Ma il bello arriva con la funzione Deep Research. Qui Perplexity parte da un’informazione iniziale sulla propria query, poi si tuffa in profondità per scovare statistiche e citazioni pertinenti. Alla fine presenta il tutto in tre schede: Deep Research, Images e Sources. La completezza di Perplexity batte di gran lunga Copilot e ChatGPT (anche se gli abbonamenti Pro e Plus sono da tenere in considerazione). Con Perplexity si avranno articoli, immagini e video sempre a portata di mano.
La cosa migliore, è usare Perplexity dal browser, visto che l’app desktop non offre vantaggi extra. Oppure si può scaricare su iOS o Android.
2. ChatGPT Deep ResearchChatGPT Deep Research è un alleato prezioso per scoprire dati e fonti per i progetti di ricerca più ambiziosi. È lo strumento perfetto per studenti, ricercatori o professionisti alle prese con paper e analisi. Al momento è disponibile per gli utenti ChatGPT Plus e PRO.
Mentre setaccia il web, ChatGPT tiene aggiornati in tempo reale su ciò che trova mentre “scava” tra le fonti. Così ci si può già fare un’idea dell’argomento man mano che procede, il che è utilissimo visto che di solito ci mette almeno 3-5 minuti a incrociare i dati e a presentare il risultato finale. Una volta conclusa la ricerca, ChatGPT restituisce un’analisi completa, con tanto di fonti per ogni punto affrontato. Si può cliccare sopra per approfondire ulteriormente. Chi ha un abbonamento premium, ha diritto a un numero limitato di crediti mensili per le ricerche Deep.
3. NotebookLM di GoogleGrazie all’aggiornamento Discover Sources, in NotebookLM ora è possibile anche fare ricerche online. Per chi ancora non conoscesse questo strumento incredibile, è in grado di generare riassunti sotto forma di podcast (con tanto di conduttori che discutono) semplicemente dandogli in pasto PDF, Slide, Documenti di Google, ecc.
La nuova funzione di NotebookLM serve a scoprire nuove fonti online direttamente all’interno del proprio notebook, senza dover aprire mille schede del browser. Quando si scrive una breve descrizione del tema che ti interessa (ad esempio, “l’impatto dell’AI sull’educazione“), la funzione scansiona centinaia di articoli, siti, paper e fonti attendibili dal web. Poi seleziona fino a 10 fonti rilevanti, accompagnate da riassunti sintetici che spiegano in poche righe perché quella fonte è utile per l’argomento che si sta trattando.
Con un clic è possibile aggiungere una fonte al proprio notebook per tenerla a portata di mano, oppure includerla tra le fonti che l’AI userà per aiutare a scrivere, riassumere o generare testi. Per provare la nuova funzione di NotebookLM di Google, basta andare su notebooklm.google.com; apri uno dei propri notebook; cliccare sul pulsante “Discover” nel pannello laterale “Sources” e descrivere l’argomento. E voilà: in pochi secondi, si avrà una selezione ragionata di fonti da usare come base per il proprio lavoro.
4. Microsoft CopilotCopilot magari non è al livello di ChatGPT o Perplexity quanto a ricerche approfondite, ma la versione base è comunque competitiva. Dove brilla davvero è nella visualizzazione delle informazioni: sa presentare i dati in modo chiaro e ordinato. Un esempio concreto? Le mappe mentali generate da Copilot sono spesso più stabili e meno soggette a errori grafici rispetto a quelle offerte da ChatGPT.
Lo stesso discorso vale per le tabelle generate da Copilot: sono uno strumento pratico e ben strutturato, utile in diversi contesti. Ad esempio, si possono usare per confrontare caratteristiche e prezzi di prodotti prima di un acquisto, oppure per riassumere dati importanti quando si fa una ricerca, come numeri, percentuali o tendenze.
Per accedere a Copilot è sufficiente un account Microsoft o GitHub personale. La versione base è gratuita, altrimenti c’è l’abbonamento a 22 euro al mese con prova gratis di 30 giorni.
5. iAskCon iAsk si possono filtrare i prompt e ottenere risposte più precise, scegliendo tra:
- Question
- Academic
- Instant
- Forums
- Wiki
- Expert
È possibile integrare iAsk nel proprio motore di ricerca installando l’estensione per Chrome. Oppure si possono fare le domande direttamente nella web app. C’è anche la modalità Incognito se non si vuole salvare la cronologia, e non serve un account per usare il tool.
Le risposte che si ricevono, attingono ad articoli online, social media e altre fonti, con un mix di testo, video e immagini. Se serve altro materiale, si può usare la funzione “Elaborate”. Oppure approfondire con la scheda Related Questions o con un follow-up. E se la risposta è troppo confusa? Niente paura, c’è il tasto Simplify per avere spiegazioni più chiare.
6. LitMapsPer le ricerche accademiche, LitMaps è uno degli strumenti più validi in circolazione. Questo tool è pensato appositamente per il mondo scientifico, quindi è perfetto per chi deve scrivere tesi di laurea, articoli o paper di ricerche. Il suo punto forte? Aiuta a trovare connessioni tra i vari studi scientifici. Per esempio, se si sceglie un paper, LitMaps mostrerà una lista di articoli simili o collegati, per esplorare l’argomento in modo più approfondito.
Un’altra funzione interessante è la possibilità di filtrare i risultati per data o per rivista, così da concentrarsi solo sulle fonti più recenti o autorevoli. Inoltre, è possibile vedere quali articoli sono poco citati, un dettaglio utile per capire quanto un paper è stato influente nella comunità scientifica. Certo, per una panoramica completa è necessario comunque leggere i paper, ma i riassunti automatici aiutano a capire se un paper merita o meno un approfondimento.
Fedora 42: tutte le novità della nuova versione da poco disponibile
Fedora 42 è finalmente disponibile, portando con sé il kernel Linux 6.14 e una serie di novità che, come di consueto, interessano diverse aree della distribuzione Linux. L’aggiornamento è frutto di sei mesi di sviluppo e introduce miglioramenti significativi per tutti gli utenti, rendendo l’installazione e l’utilizzo più intuitivi e potenti.
Fedora 42: le novità dell’ultima versioneFedora 42 è ora dotato dell’ultima versione dell’installatore Anaconda, il quale si presenta con una nuova interfaccia Web UI, ora predefinita per Fedora Workstation. Questa interfaccia moderna offre un indicatore di progressione, oltre a un’assistenza integrata, la revisione delle configurazioni e una funzione “Wizard” che consente di semplificare il processo. Il partizionamento guidato permette di personalizzare l’installazione con facilità, mentre l’opzione “Reinstalla Fedora” permette un ripristino rapido. La creazione del dual-boot richiede ora solamente la creazione di spazio libero senza la necessità di intervenire in altre impostazioni avanzate, eliminando così dell’intuile complessità per rendere notevolmente più accessibile il sistema.
Un’importante novità è l’ufficiale disponibilità della versione KDE Plasma Desktop come edizione principale, ora equiparata alla variante GNOME. Fedora 42 include Plasma 6.3.4, Frameworks 6.13 e le applicazioni KDE Gear 24.12.3, con supporto per Power Systems (ppc64le) e hardware OpenPOWER, come la Talos Workstation di Raptor Systems.
Debutta anche Fedora COSMIC, una variante basata sul desktop Rust di System76 (Alpha 6), con gestione ibrida di finestre, tiling per workspace, stack di finestre e personalizzazione avanzata per GTK, con future estensioni a Qt. L’edizione GNOME, aggiornata alla versione 48, introduce le notifiche raggruppate, buffering triplo dinamico per animazioni fluide, ottimizzazioni delle prestazioni, supporto iniziale per HDR, un visualizzatore di immagini migliorato e nuovi font Adwaita Sans e Mono. Inoltre, un’opzione limita la carica della batteria all’80% per preservarne maggiormente la durata.
Per gli sviluppatori, Fedora 42 aggiorna diversi strumenti tra cui “python-setuptools” e Ruby 3.4, mentre DNF5 gestisce automaticamente le chiavi dei repository. L’integrazione con Windows Subsystem for Linux (WSL) facilita l’esplorazione di Fedora su Windows, con immagini dedicate e documentazione chiara. Il passaggio a SDL3 e Wayland per le applicazioni SDL modernizza la gestione grafica.
Per dettagli completi, l’annuncio ufficiale e le immagini ISO sono disponibili sul sito dedicato.
Attacco informatico a MyCicero: WIIT non è coinvolta
Diverse aziende di trasporto pubblico hanno segnalato l’accesso ai dati degli utenti. Nel suo comunicato stampa, ATM aveva citato WIIT SpA (il riferimento è stato successivamente eliminato). La società che fornisce l’infrastruttura cloud ha escluso qualsiasi responsabilità, quindi la colpa è esclusivamente di MyCicero.
Pluservice è responsabile della sicurezzaFino al 12 aprile, il comunicato di ATM faceva riferimento ad un attacco contro l’archivio ospitato da WIIT SpA che contiene i dati dei clienti di Mooney Servizi/MyCicero, tra cui quelli degli utenti di ATM, Busitalia, Trasporto Unico Abruzzese e consorzio Unicocampania. Ora non è più presente la frase “ospitato da WIIT SpA“, in quanto la società non è responsabile dell’accaduto.
WIIT SpA ha spiegato che la piattaforma MyCicero è gestita da Pluservice Srl (parte di Mooney Servizi). Quest’ultima si occupa anche delle attività di cybersecurity (direttamente o mediante terzi). L’attacco informatico ha interessato solo MyCicero. Nessun altro cliente di WIIT, né i suoi servizi cloud sono stati oggetto dell’attacco.
WIIT ha pertanto sottolineato che fornisce solo l’infrastruttura cloud e non gestisce la sicurezza della piattaforma MyCicero. Ha tuttavia rilevato le attività anomale e suggerito a Pluservice di disattivare il servizio (come effettivamente avvenuto). WIIT ha inoltre aggiunto che non è il responsabile del trattamento dei dati degli utenti contenuti nell’archivio di MyCicero.
Le indagini sono ancora in corso. Il Garante per la protezione dei dati personali, che ha ricevuto la notifica del data breach, dovrà stabilire se c’è stata una violazione della privacy.
Smartphone Samsung a soli 120 euro: metti in tasca Galaxy A05s
Se stai cercando uno smartphone economico da avere sempre con te, a portata di mano tutti i giorni, ti segnaliamo il modello Samsung Galaxy A05s in vendita al prezzo di soli 120,90 euro su eBay. Non sappiamo fino a quando rimarrà disponibile questa offerta, potrebbe andare sold out a breve. La colorazione è Nero e il sistema operativo in dotazione è Android, con accesso senza limitazioni alla piattaforma Google Play.
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Lo smartphone Samsung Galaxy A05s tuo a 120 euroHa in dotazione il processore octa core Snapdragon 680 di Qualcomm per garantire prestazioni scattanti in ogni ambito, 4 GB di RAM e 128 GB di memoria interna per l’archiviazione dei dati (espandibile con microSD). Poi, il display da 6,7 pollici con risoluzione FHD+ (2400×1080 pixel) è perfetto per lo streaming, le app e i social, mentre sul retro c’è una tripla fotocamera con sensore principale da 50 megapixel. La selfie camera frontale è da 13 megapixel. Completano la scheda tecnica il supporto Dual SIM, la connettività 4G, Wi-Fi dual band e Bluetooth 5.1, il modulo NFC per i pagamenti in mobilità, il GPS per la geolocalizzazione e la batteria da 5.000 mAh con autonomia elevata. Per altre informazioni dai uno sguardo alla pagina dedicata.
Non ci sono coupon da attivare o codici promozionali da inserire: è tutto pronto per acquistare Samsung Galaxy A05s al prezzo di soli 120,90 euro. Come anticipato nelle prime righe di questa segnalazione, non sappiamo fino a quando rimarrà disponibile l’offerta su eBay, le unità in stock potrebbero andare esaurite in fretta.
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Dopo aver visto come chiedere a ChatGPT di trasformare una fotografia nello stile Ghibli, in una action figure e in un Funko Pop, vediamo quale prompt sottoporre all’AI per dar vita a un peluche con le nostre fattezze (o con quelle di altri). Anche in questo caso, sono sufficienti pochi secondi ed è possibile farlo con un account gratuito, tenendo però conto dei limiti imposti da OpenAI.
Come creare un peluche con ChatGPTCosì come già fatto con i tutorial pubblicati in precedenza su queste patine, partiamo dall’immagine qui sotto, tratta dall’archivio free di Unsplash.
Di seguito il prompt da allegare. È possibile effettuare un semplice copia-incolla. Come sempre, può essere personalizzato a piacimento, aggiungendo oppure rimuovendo informazioni in base ai propri desideri e gusti personali. Per facilitare il compito, abbiamo indicato in rosso alcune delle parti da modificare.
Utilizzando la mia foto, crea un peluche morbido e di alta qualità che mi raffiguri, con una testa sovradimensionata, un corpo piccolo e arti tozzi. È realizzato in tessuto peloso, ha tratti del viso ricamati ed è rappresentato in piedi su uno sfondo neutro. L’espressione è sorridente e indossa gli stessi abiti. L’illuminazione è morbida e uniforme, con un aspetto realistico da giocattolo da collezione. La vista è centrata a figura intera.
Qui sotto il risultato generato dall’AI. Ricordiamo che ChatGPT permette di creare tre immagini al giorno agli utenti free, mentre per gli abbonati alla formula Plus (a pagamento) non sono previste limitazioni.
Facciamo un altro test, cambiando immagine e variando alcuni passaggi della richiesta.
Utilizzando la mia foto, crea un peluche morbido e di alta qualità che mi raffiguri, con una testa sovradimensionata e il corpo ben proporzionato. È realizzato in tessuto morbido, ha tratti del viso ricamati con due bottoni al posto degli occhi ed è rappresentato seduto. L’espressione è triste e indossa gli stessi abiti. L’illuminazione è morbida, con un aspetto realistico da giocattolo da collezione. È all’interno di una claw crane in un luna park.
Non sarà forse l’impiego più virtuoso e produttivo dell’intelligenza artificiale generativa, ma di certo è divertente. Anche in questo caso, l’unico limite è rappresentato dalla fantasia.
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