Windows 10 gratis fino al 2026, ma c'è il trucco (e non ti piacerà)

Punto Informatico - Mer, 06/25/2025 - 08:39

Microsoft aveva annunciato che chi voleva tenere Windows 10 dopo ottobre 2025 doveva pagare 30 dollari per gli aggiornamenti di sicurezza. Poi, a sorpresa, ha fatto dietrofront. Ora si possono avere gratis. Ma c’è un”ma”. Bisogna accettare che Microsoft faccia il backup dei propri dati sul cloud.

Windows 10: Microsoft regala un anno di aggiornamenti, ma in cambio dei dati

A luglio Microsoft aggiungerà una procedura guidata che darà tre opzioni per continuare a ricevere gli aggiornamenti di sicurezza su Windows 10. La prima: attivare Windows Backup e sincronizzare tutto con OneDrive. Gratis, ma i propri documenti finiscono sui server Microsoft.

La seconda: pagare 30 dollari come previsto inizialmente. La terza: usare 1.000 punti Microsoft Rewards, ma significa aver speso un bel po’ di soldi in prodotti Microsoft negli anni. Naturalmente, si può sempre passare a Windows 11, che è quello che in fondo spera il colosso di Redmond.

Chi sceglie di non sincronizzare i dati né di pagare, da ottobre 2025 si troverà con un PC Windows 10 privo di aggiornamenti di sicurezza. All’inizio non cambierà granché, ma con il tempo diventerà sempre più vulnerabile. Ogni nuova falla scoperta rimarrà aperta.

Perché questo cambio di rotta?

I numeri parlano chiaro. Più della metà degli utenti Windows usa ancora Windows 10. Microsoft si è resa conto che da ottobre 2025 rischiava di avere mezzo miliardo di PC non protetti in giro per il mondo. Non proprio il massimo per la reputazione, considerando che ogni falla di sicurezza su Windows 10 sarebbe ricaduta anche su di loro. Quindi meglio offrire gli aggiornamenti gratis in cambio di dati piuttosto che trovarsi con un ecosistema che fa acqua da tutte le parti. I dati degli utenti, alla fine, valgono più di 30 dollari l’anno.

Il trucco dello spazio cloud

Windows Backup sembra innocuo: sincronizza le impostazioni e qualche cartella. Il problema è che usa OneDrive, e OneDrive dà solo 5 GB gratis. Se si hanno molti file nella cartella Documenti – cosa normalissima – quei 5 GB si superano in un attimo. E allora? Bisogna pagare per lo spazio extra. Alla fine Microsoft i suoi soldi li prende comunque, solo che invece di 30 dollari una tantum fa pagare l’abbonamento OneDrive per sempre. Una mossa furba.

Scadenza posticipata a ottobre 2026

Gli aggiornamenti gratuiti durano fino al 13 ottobre 2026. Dopo quella data, anche chi ha accettato il baratto dati-sicurezza dovrà decidere cosa fare. Le aziende invece possono comprare fino a tre anni di supporto esteso, con prezzi che raddoppiano ogni anno.

In realtà, esiste anche un’altra possibilità di cui nessuno parla: 0patch. È un servizio indipendente che promette di continuare a fornire patch di sicurezza per Windows 10 anche dopo che Microsoft avrà smesso. Costa meno degli aggiornamenti ufficiali e dovrebbe durare almeno cinque anni.

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Un altro anno di aggiornamenti per Windows 10: chi supporta chi?

Punto Informatico - Mer, 06/25/2025 - 08:37

Più della metà degli utenti che si affidano a un sistema operativo di casa Microsoft è ancora fermo a Windows 10 (53,19%, fonte StatCounter), nonostante il termine del supporto ufficiale sia fissato tra meno di quattro mesi, al 14 ottobre 2025. La quota associata al successore Windows 11 sta crescendo progressivamente (43,22%), ma non abbastanza in fretta o quantomeno con il ritmo sperato dalla software house. Ecco perché il gruppo di Redmond ha deciso di tendere una mano a chi è bloccato alla vecchia versione della piattaforma.

Un anno di aggiornamenti ESU gratis per Windows 10

Un post condiviso sulle pagine del blog ufficiale annuncia nuove opzioni per entrare a far parte del programma ESU (Extended Security Update) e ricevere gli aggiornamenti di sicurezza per un altro anno, fino all’autunno 2026. Fino a oggi, per il segmento consumer l’unico modo previsto per salire a bordo era mettere mano al portafogli e pagare 30 dollari.

Le alternative appena introdotte sono due: utilizzare l’applicazione Backup per sincronizzare le impostazioni del PC sul cloud (ovviamente attraverso un account Microsoft e sfruttando lo spazio su OneDrive) oppure spendere 1.000 punti Microsoft Rewards, guadagnabili effettuando ricerche online su Bing. Questi ultimi sono gli stessi utilizzabili per riscattare buoni regalo, abbonamenti al Game Pass, gift card o altro, maggiori informazioni sul sito ufficiale.

La strategia per spingere Windows 11 non ha pagato

Sono trascorsi dieci anni esatti dal lancio di Windows 10, datato luglio 2015. E il successore Windows 11 è in circolazione dall’ottobre 2021. Forse per la prima volta, nella storia della software house, il passaggio da una generazione all’altra della famiglia OS è stato così tribolato. Il trovarsi alla vigilia della scadenza ad annunciare metodi che facilitano l’accesso al rollout esteso degli update ne è conseguenza diretta.

Nel corso degli ultimi anni abbiamo assistito a cambiamenti radicali nella visione di Microsoft: dalla cancellazione del progetto W10X nato come alternativa a ChromeOS a una gestione non ottimale (per usare un eufemismo) proprio degli aggiornamenti. Anche la strategia adottata per spingere W11, arricchendolo di funzionalità esclusive perlopiù dedicate all’intelligenza artificiale, non ha pagato.

Sono gli utenti a supportare Microsoft

Se le statistiche dicono che ancora oggi il 2,48% degli utenti è ancora fermo a Windows 7, lanciato nel 2009 e definitivamente abbandonato a inizio 2023, significa che a Redmond qualcuno è chiamato a una riflessione. Il mancato upgrade non si può imputare solo alla pigrizia dell’utente finale, cosa che invece la software house sembra voler rimarcare nel suo post di oggi.

Sappiamo che passare a un nuovo PC può richiedere tempo e siamo qui per supportarti in ogni fase del percorso.

Forse, ribaltando il punto di osservazione, sono gli utenti a supportare Microsoft, e non viceversa, rimanendo fedeli alle sue piattaforme nonostante i problemi con i quali puntualmente dover fare i conti dopo ogni update. Anche la politica adottata in merito ai requisiti hardware non è la più inclusiva.

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VPN, antivirus e protezione dal phishing: sicurezza al top con AVG (-60%)

Punto Informatico - Mer, 06/25/2025 - 08:30

AVG Ultimate è la soluzione definitiva per massimizzare la sicurezza informatica, proteggendo i propri dispositivi. Si tratta di un bundle di servizi che consente di sfruttare il sistema antivirus e antimalware, per rilevare e bloccare le minacce informatiche, oltre a una VPN illimitata e alla protezione dalle truffe e dai tentativi di phishing. Tutti i software sono utilizzabili su 10 dispositivi (tra smartphone, tablet e computer).

Il servizio in questione è disponibile con uno sconto del 60% sul piano annuale. Sfruttando la promozione in corso, il bundle è attivabile con un prezzo ridotto a 51,99 euro per 12 mesi di utilizzo, senza alcun vincolo di rinnovo e con la possibilità di sfruttare una garanzia “soddisfatti o rimborsati” da esercitare nei primi 30 giorni successivi all’attivazione.

La promo è attivabile tramite il sito ufficiale di AVG, qui di sotto.

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Perché scegliere AVG Ultimate

Con AVG Ultimate è possibile accedere a un bundle di servizi pensati per garantire la massima sicurezza possibile durante l’utilizzo di Internet. AVG mette a disposizione:

  • il sistema antivirus e antimalware in grado di rilevare e bloccare in tempo reale le minacce informatiche
  • la AVG Secure VPN per sfruttare una connessione VPN con la protezione della crittografia, zero tracciamento e la possibilità di evitare blocchi geografici online
  • la protezione contro i tentativi di phishing e gli attacchi ransomware
  • il tool per verificare la sicurezza delle reti Wi-Fi
  • AVG AntiTrack per proteggersi dal monitoraggio online
  • AVG TuneUp, il tool per ottimizzare le prestazioni del proprio computer

Tutto il pacchetto di servizi è disponibile su 10 dispositivi, a scelta tra smartphone, tablet e computer. Il costo è di 51,99 euro per 12 mesi di utilizzo, sfruttando lo sconto del 60% valido solo per un breve periodo di tempo.Per accedere alla promo, che include 30 giorni di garanzia di rimborso, basta seguire il link qui di sotto.

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Siti web per prenotare le vacanze: 1 su 21 è truffa

Punto Informatico - Mer, 06/25/2025 - 08:05

Un recente studio pubblicato dagli esperti di sicurezza informatica della Check Point Research ha fatto emergere dati preoccupanti. In altre parole trai i vari siti web, 1 nuovo dominio su 21, realizzato per prenotare le tue vacanze, è truffa, dannoso o quanto meno sospetto. La notizia fa emergere la necessità di fare molta attenzione quando si prenotano online i propri viaggi.

A questi siti web pericolosi si aggiunge anche una fitta campagna di email phishing che si spacciano per comunicazioni ufficiali di Airbnb e Booking. In questo attacco, che continua anche in questi giorni, non sono presi di mira solo i cosiddetti consumatori, ma anche i proprietari delle strutture. Ecco perché è importante prenotare le proprie vacanze online in sicurezza.

La campagna che prende di mira i proprietari delle strutture ricettive comprende email che affermano che un ospite aveva mandato un messaggio riguardo a oggetti smarriti. Ogni email contiene un link che rimanda a un siti web vacanze truffa che imitano quelli ufficiali di Booking e Airbnb, registrati recentemente. L’obiettivo era quello di rubare dati sensibili e dettagli di pagamento.

Consigli per evitare la truffa dei siti web per prenotare le vacanze

Gli esperti di Check Point Research hanno fornito alcuni consigli utili per non cadere nella trappola della truffa dei siti web fraudolenti per prenotare le vacanze. La prima cosa da fare è prenotare sempre da fonti ufficiali. Fondamentale digitale l’indirizzo manualmente o accedere da app affidabili. Mai cliccare su link contenute in email e messaggi.

Inoltre, è importantissimo verificare sempre gli URL dei siti web e anche l’indirizzo email per esteso del mittente delle email ricevute. Questo permette di confrontare il dominio visibile con quello ufficiale. Ottimo anche attivare l’autenticazione a più fattori sui propri account, per evitare un fastidioso furto di account.

Infine, quando sei in viaggio evita di collegarti a WiFi pubblici senza una protezione che aumenti la sicurezza nei tuoi dispositivi, come antivirus e VPN.

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Anthropic vince in tribunale: l'AI può usare libri protetti da copyright

Punto Informatico - Mer, 06/25/2025 - 07:30

Anthropic ha appena vinto una battaglia legale che farà discutere. Un giudice californiano ha deciso che l’azienda può usare milioni di libri per addestrare Claude, la sua intelligenza artificiale, senza chiedere il permesso agli autori. Il punto è che questo cambia tutto per il mondo dell’AI. Ma la storia non finisce qui.

Per spiegare il suo punto di vista, il giudice Alsup ha usato una metafora. Claude impara dai libri come fa uno scrittore in erba che legge per migliorare il proprio stile. Non copia i testi pari pari, ma assorbe tecniche e strutture per creare qualcosa di nuovo. Questo, secondo la legge americana, si chiama “fair use” ed è perfettamente legale.

Vittoria per Anthropic: l’AI può copiare dai libri, ma solo se li compra prima

È la prima volta che un tribunale dà ragione alle big tech dell’AI su questo punto. Una mazzata per autori ed editori che speravano di fermare l’uso dei loro contenuti senza compensi.

Anthropic però si è cacciata lo stesso in un bel pasticcio. Per mettere insieme la sua “biblioteca universale” ha scaricato oltre 7 milioni di libri da siti pirata. E qui il giudice non ha avuto pietà. Scaricare materiale protetto da copyright resta un reato, anche se poi si usa per creare l’AI più intelligente del mondo.

La differenza è sottile ma fondamentale Comprare un libro e digitalizzarlo per l’addestramento va bene, scaricarlo gratis da The Pirate Bay no.

La svolta strategica di Anthropic

Quando Anthropic ha capito l’antifona, ha cambiato metodo. Ha assunto Tom Turvey, quello che aveva gestito Google Books, e ha iniziato a comprare libri a palate. Li smontavano completamente, scansionavano ogni pagina e buttavano via i resti. Più costoso, ma legale.

Il problema è che i danni erano già fatti. A dicembre ci sarà un processo solo per stabilire quanto deve pagare per tutti quei libri piratati. E con 150mila dollari di multa per ogni libro, la cifra potrebbe essere astronomica.

Cosa succede ora?

Questa sentenza farà da apripista per tutte le altre cause contro OpenAI, Google e Meta. Le aziende ora hanno un precedente forte. Se usi contenuti protetti per creare qualcosa di nuovo, puoi cavartela. Gli scrittori che avevano fatto causa parlavano di “saccheggio dell’ingegno umano“. Il giudice evidentemente non la vede così. L’AI può imparare dalle nostre opere, a patto che rispetti le regole.

Insomma, pagare per i contenuti costa di più che scaricarli gratis, ma alla lunga conviene eccome.

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Attenzione alla truffa delle finte multe Piracy Shield

Punto Informatico - Mer, 06/25/2025 - 07:00

Tutti gli utenti italiani sono in pericolo perché in questi giorni cybercriminali esperti stanno sfruttando l’invio di sanzioni collegate alla pirateria streaming per distribuire pericolose truffe. Secondo quanto confermato da AGCOM, si tratta di finte multe legate a un fantomatico Servizio clienti AGCOM – Piracy Shield.

Ovviamente si tratta di una comunicazione falsa. Il servizio menzionato non esiste e serve ai criminali per dare autorità alla email sfruttando AGCOM che così chiarisce la sua posizione: “AGCOM tutelerà la propria immagine in tutte le sedi competenti rispetto all’improprio e illecito utilizzo del suo nome“.

Attraverso un comunicato ufficiale, l’Autorità ha spiegato: “L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni mette in guardia cittadini ed utenti dai rischi connessi a comunicazioni fraudolente, recapitate in questi giorni e riconducibili a soggetti non identificati, che, a nome di un sedicente Servizio clienti AGCOM – Piracy Shield, contestano irregolarità relative ‘a collegamenti a siti internet sotto osservazione in quanto riconducibili alla trasmissione di streaming illegali’“.

L’obiettivo delle finte multe Piracy Shield

I cybercriminali hanno trovato in AGCOM una possibile esca. Inviando finte multe collegate a Piracy Shield sperano di trovare utenti “colpevoli” che pagano la sanzione, ingrassando così i loro conti correnti. Oltre a perdere il loro denaro, gli utenti diventano così vittima di furto di identità.

Nelle finte comunicazioni – spiega chiaramente AGCOM – si richiede il pagamento di una sanzione, si rinvia a successiva comunicazione per la fornitura delle coordinate bancarie e si fornisce un numero di telefono e un nominativo da contattare“. Per questo è importantissimo evitare di agire spinti dal panico.

Sempre nel comunicato ufficiale sono stati pubblicati alcuni consigli: “AGCOM richiama l’attenzione degli utenti sull’importanza di non dar seguito a queste comunicazioni che configurano il reato di truffa aggravata e di adottare comportamenti di prudenza per tutelarsi rispetto a iniziative ingannevoli finalizzate sia all’acquisizione di somme di denaro che di dati sensibili“.

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Conto HYPE Premium: un mare di vantaggi e uno speciale bonus con questo codice

Punto Informatico - Mer, 06/25/2025 - 07:00

Il conto HYPE Premium è pensato per te che sei in cerca dei massimi vantaggi nella gestione di un conto abbinati a un accesso senza limiti a un mare di servizi, inclusi pacchetti assicurativi che ti proteggano da imprevisti per i viaggi, gli acquisti online ed eventuali furti ATM. Con carta di debito World Elite Mastercard costa soltanto 9,90 euro al mese, ma usando il codice HELLOHYPER puoi avere subito un bonus di 25 euro da spendere come vuoi.

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A meno di 10 euro al mese avrai dunque un pacchetto all inclusive che combina libertà di movimento, zero commissioni e coperture assicurative di primo livello. Potrai prelevare ovunque nel mondo, in qualsiasi valuta, senza pagare un centesimo di commissione oppure inviare bonifici istantanei gratuiti in pochi secondi.

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Tesla nasconde la verità sui Robotaxi: cosa teme di rivelare?

Punto Informatico - Mer, 06/25/2025 - 06:50

Tesla ha lanciato i suoi taxi autonomi ad Austin. Prima del lancio, l’azienda di Musk ha ricevuto una lettera dalla NHTSA. L’agenzia americana per la sicurezza stradale ha posto una serie di domande sul servizio. Tesla ha risposto, ma ha fatto una richiesta particolare: tenere tutto segreto. Motivo? Informazioni commerciali riservate.

Il problema è che i primi video circolati online non dipingono un quadro rassicurante. Robotaxi che vanno contromano, che mollano i passeggeri in mezzo agli incroci. Roba da brividi.

Robotaxi Tesla: cosa vuole nascondere Elon Musk?

La NHTSA voleva sapere come si comportano questi veicoli quando piove o c’è nebbia. Cosa succede se il sistema capisce di non riuscire a guidare in sicurezza. Se c’è qualcuno che li controlla da remoto. Tutte domande legittime, stiamo parlando di auto senza conducente che girano per le strade pubbliche.

Tesla è sempre stata molto riservata sui dati delle sue auto a guida autonoma. Ma questa volta la segretezza è eccessiva. Anche perché i video del primo giorno mostrano scene preoccupanti: un Robotaxi che va nella corsia opposta contro il traffico. Un altro che scarica i passeggeri nel bel mezzo di un incrocio.

Anni di ritardo rispetto ai concorrenti

Il confronto con Waymo, il servizio di Google, è impietoso. Waymo fa girare le sue auto senza nessuno a bordo dal 2019. Tesla invece deve ancora tenere un dipendente sul sedile del passeggero, pronto a intervenire. Dan O’Dowd, miliardario e critico storico di Tesla, ha stroncato il lancio definendolo deludente.

La NHTSA ha confermato di sapere degli incidenti e di essere in contatto con Tesla. Ma ha anche ricordato una cosa importante: negli Stati Uniti le aziende si autocertificano da sole. L’agenzia interviene solo dopo, quando i problemi sono già successi.

Conflitti di interessi e tagli sospetti

Qui la storia si complica. Musk aveva guidato il DOGE fino a maggio 2025, l’ente creato da Trump per tagliare la spesa pubblica. Durante il suo periodo al DOGE, sono stati fatti tagli proprio nelle agenzie che dovrebbero controllare le sue aziende: la FAA per SpaceX, la FDA per Neuralink, e naturalmente la NHTSA per le auto Tesla. Anche se Musk non è più al DOGE, gli effetti di quei tagli si sentono ancora. C’è chi parla di conflitto di interessi.

Alla fine, il silenzio di Tesla su come funzionano davvero i suoi Robotaxi non aiuta. Se la tecnologia è così rivoluzionaria come dicono, perché nascondere tutto? I video che circolano online suggeriscono che forse questa rivoluzione dovrà aspettare ancora un po’.

Ansia da intelligenza artificiale: perché ci sentiamo inutili?

Punto Informatico - Mar, 06/24/2025 - 19:32

Negli ultimi mesi, le sedute di terapia hanno iniziato a prendere una strana piega. Accanto ai classici problemi di coppia o stress lavorativo, sta emergendo qualcosa di nuovo: persone che si sentono completamente inutili di fronte all’intelligenza artificiale.

Quando l’AI ci fa sentire inutili

Non parliamo solo della paura di essere licenziati. È qualcosa di più sottile e pervasivo. “Mi chiedo a cosa servo“, confessano i pazienti. “Se un computer scrive meglio di me, calcola più velocemente, persino ragiona in modo più logico, qual è il mio posto nel mondo?

La spirale è sempre la stessa. Prima ci si rende conto di quello che l’intelligenza artificiale sa fare, poi ci si inizia a sentire inadeguati, infine ci si blocca completamente. Perché sforzarsi, se una macchina può fare tutto meglio? Ma c’è una buona notizia: non è di un disturbo nuovo e misterioso. È normale ansia, che ha semplicemente trovato un nuovo bersaglio. E come ogni ansia, si combatte affrontando quello che ci spaventa, non dandosi alla fuga.

Il punto è che stiamo vivendo qualcosa di inedito. Per la prima volta nella storia, non siamo solo in competizione tra di noi, ma con qualcosa che non si stanca, non sbaglia e migliora costantemente. È comprensibile sentirsi spiazzati.

Come superare l’ansia da intelligenza artificiale?

La chiave sta nell’approccio: invece di vedere l’AI come un nemico, si può provare a usarla per un piccolo progetto. Si scoprirà che ha dei limiti, che a volte sbaglia (mai sentito parlare delle allucinazioni?), che spesso ha bisogno del nostro intervento per funzionare davvero. La paura, di solito, nasce dall’ignoto.

ProtectUE: accesso ai dati cifrati con nuove tecnologie?

Punto Informatico - Mar, 06/24/2025 - 19:01

La Commissione europea ha pubblicato la roadmap per l’accesso efficace e legale ai dati da parte delle forze dell’ordine, come previsto dalla strategia per la sicurezza interna, denominata ProtectEU, presentata il 1 aprile. Per accedere ai dati cifrati è previsto lo sviluppo di nuove tecnologie. La EFF ha evidenziato i rischi all’inizio del mese.

Roadmap in dettaglio

Uno degli obiettivi principali di ProtectEU è fornire alle autorità gli strumenti per accedere legalmente ai dati durante le attività di indagine. Circa l’85% delle prove viene raccolto dai dispositivi elettronici, in quanto numerosi reati (terrorismo, frode online, estorsione sessuale, ransomware e altri) lasciano tracce digitali.

La Commissione europea sottolinea che queste prove possono essere eliminate dai provider, non possono essere recuperate dai dispositivi sequestrati e non possono essere lette perché i dati sono cifrati. La roadmap prevede innanzitutto la data retention, ovvero la conservazione dei metadati per un certo periodo di tempo.

È prevista inoltre la collaborazione sulle intercettazioni legali, ovvero la condivisione delle informazioni tra gli Stati membri. Verranno sviluppate soluzioni tecniche per la conservazioni delle prove digitali memorizzate sui dispositivi. Sono previsti anche lo sviluppo di tool AI per l’analisi di grandi quantità di dati e di standard per la sicurezza interna.

Infine c’è il punto più controverso. La Commissione europea presenterà una roadmap tecnologica sulla crittografia nel secondo trimestre 2026 per individuare le soluzioni che consentano alle forze dell’ordine di accedere legalmente ai dati cifrati, salvaguardando la sicurezza informatica e i diritti fondamentali.

Considerando anche l’uso futuro delle crittografia post-quantistica, la Commissione supporterà lo sviluppo di nuove tecnologie di decifrazione che verranno utilizzate da Europol a partire dal 2030.

Apri il conto Credem e usa questo codice per avere 200€ di buoni Amazon

Punto Informatico - Mar, 06/24/2025 - 18:53

Una promozione da non lasciarsi scappare: se stai cercando un nuovo conto corrente online, Credem ha l’offerta giusta per te. Aprendo il conto Credem Link entro il 31 luglio 2025 e utilizzando il codice promozionale PROMO200, puoi ricevere un buono regalo Amazon da 200 euro. Ecco come funziona l’iniziativa!

Apri il tuo conto Credem online

Come ricevere il buono Amazon con Credem

La promozione Credem è dedicata ai nuovi clienti che scelgono di aprire il conto corrente online Credem Link, un conto a canone zero con carta di debito, Internet Banking, app dedicata e un team di consulenti sempre disponibili, sia da remoto che in filiale.

Ecco cosa devi fare per ottenere il buono Amazon da 200 euro:

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  2. Inserisci il codice promozionale PROMO200 nell’apposito campo durante la fase di apertura del conto;
  3. Utilizza la carta di debito collegata al conto per effettuare acquisti per un importo complessivo di almeno 2.000 euro entro il 31 ottobre 2025;
  4. Ricevi via email il buono regalo Amazon da 200 euro entro il 31 gennaio 2026.

Credem: apri subito il tuo conto online

Il conto Credem Link include numerosi vantaggi: un conto corrente online a canone zero con gestione digitale, una carta di debito Mastercard internazionale con canone gratuito il primo anno, Internet Banking e app Credem Mobile, assistenza clienti dedicata, disponibile in filiale o da remoto.

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Firefox 140: nuova funzione salva-RAM e motori di ricerca personalizzati

Punto Informatico - Mar, 06/24/2025 - 18:44

Mantenere molte schede aperte rallenta il computer, si sa. Ma Mozilla ha trovato la soluzione. Su Firefox 140 arriva una funzione molto attesa. Ora è possibile liberare la memoria RAM occupata dalle schede senza doverle chiudere definitivamente.

Firefox 140 è qui: finalmente si possono mettere in pausa le schede senza chiuderle

La funzione si chiama “Unload Tab” e fa esattamente quello che dice: libera la memoria occupata dalla scheda, ma la mantiene visibile nella barra. Quando si clicca sopra, si ricarica istantaneamente. Basta fare clic destro su una scheda (o su una selezione di schede) e scegliere “Unload Tab”. Il computer respira, e gli utenti continuano a lavorare tranquilli, tutti contenti.

Motori di ricerca personalizzati e schede verticali più intelligenti

L’altra grande novità riguarda la ricerca. Fino a ieri bisognava accontentarsi dei motori preimpostati da Mozilla. Ora è possibile aggiungere qualsiasi motore di ricerca personalizzato come DuckDuckGo o Brave, semplicemente facendo clic destro su un campo di ricerca di un sito web. Oppure si può aggiungere manualmente dalle impostazioni. Firefox 140 dà finalmente la libertà di scegliere.

Chi usa le schede verticali (e dopo averle provate è difficile tornare indietro) può ora trascinare un divisore per ridimensionare la sezione delle schede bloccate.

Mozilla ha deciso di dire addio a Pocket, rimuovendo completamente l’integrazione dal browser. L’icona nella barra degli strumenti e la presenza nella nuova scheda sono sparite. Gli utenti affezionati potrebbero sentirne la mancanza, ma l’interfaccia risulta decisamente più pulita.

Una versione ESR ricca di novità

Firefox 140 segna anche l’arrivo di una nuova versione ESR (Extended Support Release), pensata per le aziende che danno la priorità alla stabilità rispetto alle ultime funzionalità. Questa volta però la ESR è particolarmente ricca. Include schede verticali, raggruppamento schede, una sidebar ridisegnata e protezioni avanzate per la privacy come il bounce tracking protection.

Altri miglioramenti

Il traduttore di pagine intere ora è più intelligente: traduce prima il testo che si sta leggendo, velocizzando l’esperienza. Gli utenti in Italia, Polonia e Austria possono finalmente utilizzare il completamento automatico degli indirizzi. Chi usa Firefox in arabo trova ora un dizionario integrato per il correttore ortografico.

E per gli sviluppatori web, Mozilla ha aggiunto il supporto per le CookieStore API e i Service Workers nella navigazione privata, oltre alla possibilità di rimuovere il pulsante dedicato alle estensioni dalla barra principale.

Google Earth è una macchina del tempo per tornare indietro di 20 anni

Punto Informatico - Mar, 06/24/2025 - 18:12

Google Earth diventa una macchina del tempo, ora si può tornare indietro di anni con un clic. La novità nasce da un fenomeno social che ha conquistato milioni di persone lo scorso anno. Su TikTok è esplosa la moda del “viaggio nel tempo virtuale”. Gli utenti di tutto il mondo si sono messi a esplorare Google Maps per ritrovare i propri cari nelle foto storiche di Street View o per vedere come sono cambiati i luoghi del cuore.

Google ha colto al volo questo trend e ha deciso di portare le immagini storiche di Street View direttamente su Google Earth. Ora si può esplorare il mondo non solo dall’alto, ma anche camminare virtualmente per le strade di ieri.

Google Earth viaggia nel tempo: come rivedere il mondo di 20 anni fa con le immagini storiche di Street View

Il lancio arriva in un momento speciale: Google Earth compie 20 anni. Era il 2005 quando la piattaforma debuttò e divenne subito virale, raggiungendo 100 milioni di download nella prima settimana. Un successo che continua ancora oggi, con oltre 2 miliardi di ricerche di luoghi nell’ultimo anno.

Grazie all’integrazione su Google Earth non si dovrà più saltare tra Google Maps e Google Earth per esplorare la storia di un posto. Tutto è riunito in un’unica interfaccia.

Google però è andata oltre il semplice tuffo nel passato. Negli Stati Uniti, i professionisti del settore possono già sfruttare i nuovi strumenti di intelligenza artificiale pe l’analisi del tessuto urbano. Prendiamo Austin, in Texas, come esempio. Gli urbanisti possono ora visualizzare la copertura arborea della città, identificare le zone che avrebbero bisogno di più verde per combattere il caldo, e analizzare le temperature superficiali per pianificare interventi mirati.

Con le immagini storiche, Google Earth diventa uno strumento potente per architetti, storici, giornalisti e chiunque abbia bisogno di documentare i cambiamenti nel tempo. È possibile seguire l’evoluzione di un cantiere, documentare i danni di un disastro naturale, o semplicemente rivedere com’era il mondo prima che tutto cambiasse.

Google Search: misure correttive nel Regno Unito

Punto Informatico - Mar, 06/24/2025 - 18:04

La Competition and Markets Authority (CMA) del Regno Unito ha proposto di assegnare a Google lo “strategic market status” in relazione al motore di ricerca e ai servizi di advertising. L’autorità antitrust ha inoltre elencato una serie di misure per migliorare la concorrenza nel mercato dei motori di ricerca. L’azienda di Mountain View ha evidenziato che potrebbero esserci conseguenze negative.

Decisione finale a metà ottobre

L’indagine era stata avviata il 14 gennaio 2025 sulla base della nuova legge (Digital Markets, Competition and Consumers Act 2024) entrata in vigore il 1 gennaio 2025. La CMA ha proposto la designazione “strategic market status” per Google, equivalente alla designazione di gatekeeper sulla base del Digital Markets Act. Le parti interessate possono inviare commenti entro il 21 luglio.

L’autorità antitrust ha evidenziato che Google Search gestisce oltre il 90% delle ricerche nel Regno Unito. Durante l’indagine sono state rilevare diverse criticità. I concorrenti non possono replicare l’indice di ricerca di Google, i costi del search advertising sono troppo elevati, c’è poca trasparenza sul funzionamento del ranking, gli editori non possono controllare l’uso dei contenuti nelle risposte AI, gli accordi con i produttori dei dispositivi ostacolano la concorrenza.

La CMA ha quindi pubblicato una roadmap (PDF) relativa alle misure che Google dovrebbe implementare per migliorare la concorrenza. Quelle prioritarie sono: schermata di scelta del motore di ricerca (eventualmente anche dell’assistente AI), visualizzazione dei risultati di ricerca in modo non discriminatorio, maggiore controllo agli editori sui contenuti da usare in Search, AI Overview e Gemini, portabilità dei dati verso altri servizi.

Il termine dell’indagine è stato fissato al 13 ottobre 2025. Google può ovviamente proporre misure alternative. Nel frattempo ha pubblicato un post sul sito ufficiale per evidenziare che potrebbero esserci “significative implicazioni” per utenti e aziende nel Regno Unito. Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha chiesto la vendita di Chrome per ripristinare la concorrenza nel mercato dei motori di ricerca.

Perplexity sfida Google: chi risponde meglio alle ricerche quotidiane?

Punto Informatico - Mar, 06/24/2025 - 17:49

Vivere senza Google per un mese sembrava impensabile fino a poco tempo fa. Eppure sempre più persone stanno sperimentando alternative come Perplexity, il celebre motore di ricerca AI. Ma questa nuova generazione di strumenti può davvero competere con il gigante di Mountain View? L’unico modo per scoprirlo, è mettere alla prova entrambi i servizi con delle ricerche reali, quelle che chiunque potrebbe fare in una giornata normale.

L’esperimento è semplice. Basta prendere le ultime ricerche effettuate su Google e ripeterle su Perplexity, confrontando non solo i risultati ma anche l’esperienza complessiva. Ad esempio, con quattro query diverse, in quattro ambiti differenti.

Google è già vecchio? Il confronto con Perplexity Round 1: I migliori film comici di sempre La ricerca su Google

Se si prova a cercare “migliori film comici di sempre“, Google risponde con il suo approccio classico: una raffica di liste automatiche in cima alla pagina, suddivise per categorie come commedie romantiche, film poliziesco-comici e satira. Sotto, l’infinita lista di articoli da scorrere per chi vuole approfondire.

L’esperienza è familiare ma dispersiva. Ci sono troppe opzioni, troppi link, troppa scelta. Il paradosso dell’abbondanza che caratterizza Google da anni: tutto è disponibile, ma trovare esattamente quello che si cerca richiede tempo e pazienza (molta).

La risposta di Perplexity

Perplexity prende una strada completamente diversa. Invece di bombardare l’utente con opzioni infinite, seleziona e presenta una lista curata di 15 film, attingendo da fonti autorevoli come, IMDb, FilmTV, MYmovies, ComingSoon. Ogni titolo include data di uscita, motivo della notorietà e una breve descrizione del perché merita il posto in classifica.

Il risultato è una lettura piacevole, che combina l’autorevolezza delle fonti con la praticità della consultazione. Non serve più saltare da un articolo all’altro. Tutto quello che serve è concentrato in una risposta coerente.

Vincitore: Perplexity

Round 2: Novità su Disney Plus L’approccio Google

La ricerca “novità su Disney Plus” dovrebbe essere semplice: una lista di lanci recenti e, magari, qualche anticipazione sui titoli in arrivo. Google però delude, offrendo un elenco breve e apparentemente casuale di film prodotti per la piattaforma tra il 2023 e il 2025.

La frustrazione è palpabile. Invece di usare questi risultati inadeguati, la tentazione è quella di andare direttamente sul sito Disney Plus. Google, in questo caso, non riesce nemmeno a interpretare correttamente l’intenzione di ricerca.

La precisione di Perplexity

Perplexity centra perfettamente l’obiettivo. Comprende che la ricerca riguarda le novità attuali e si concentra su quello che è nuovo a giugno 2025 per Disney Plus. La risposta include una selezione serie TV e nuove stagioni di show come The Kardashians, Limitless con Chris Hemsworth, e Welcome to Wrexham.

Più in basso aggiunge una sezione con film (es. La Saga di Mission Impossibile) e documentari appena usciti (del National Geographic). L’organizzazione ha senso e i contenuti sono aggiornati.

Vincitore: Perplexity

Round 3: Menu di un ristorante locale La semplicità di Google

Qui Google mostra la sua forza nella ricerca locale. Un clic sul primo risultato porta direttamente alla pagina del menu del ristorante. Efficiente, diretto, senza fronzoli. Per questo tipo di ricerca specifica e locale, Google ha dalla sua anni di ottimizzazione e una rete di connessioni con le attività commerciali che difficilmente può essere replicata.

L’ambizione di Perplexity

Sorprendentemente, Perplexity riesce nell’impresa di fornire informazioni dettagliate anche su un piccolo ristorante locale. Scansiona le foto dei menu cartacei e produce una lista completa di antipasti, primi, secondi e dolci, completa di prezzi.

Aggiunge anche descrizioni dell’atmosfera del locale, informazioni sull’accessibilità e una guida orientativa sui costi. Sembra troppo bello per essere vero, e infatti, lo è. A un’analisi più attenta emerge il problema: Perplexity ha mescolato informazioni di tre ristoranti diversi con lo stesso nome, uno dei quali è persino chiuso. La confusione nasce dalla difficoltà nell’interpretare immagini di menu spesso sfocate e dall’incapacità di distinguere correttamente le ubicazioni.

Vincitore: Google

Round 4: Recensione di FIFA 25 I numeri di Google

Google fornisce un quadro quantitativo immediato: voti 8/10 da IGN, 85/100 su Metacritic e punteggi misti dai giocatori su Steam. Per chi cerca una valutazione rapida, i numeri ci sono tutti. Ma per capire davvero se il gioco vale l’acquisto, serve scavare nelle varie recensione. L’approccio è tradizionale: Google dà gli strumenti, sta poi all’utente utilizzarli per farsi un’opinione sulle novità del gameplay e sulla qualità della modalità carriera.

L’analisi completa di Perplexity

Qui Perplexity dimostra tutto il suo potenziale. Invece di limitarsi ai voti, genera un report completo attingendo da fonti italiane e internazionali come IGN Italia, Everyeye, Multiplayer.it e YouTube. La recensione include pro e contro, analisi delle nuove meccaniche di gioco, confronto con FIFA 24 e persino consigli su quale modalità sfruttare al meglio.

Il tutto si conclude con un riassunto a punti degli aspetti più importanti: miglioramenti grafici, novità del gameplay, qualità delle modalità online e rapporto qualità-prezzo.

Vincitore: Perplexity

Il verdetto finale: 3 a 1 per Perplexity

l punteggio finale è chiaro: Perplexity batte Big G 3 a 1. Ma più del risultato conta capire come funzionano diversamente questi due strumenti. Google è imbattibile quando si tratta di trovare informazioni precise e locali. Anni di esperienza e una rete capillare di collegamenti con attività e servizi lo rendono perfetto per ricerche mirate: si cerca un ristorante? Basta cliccare per trovare subito quello che serve.

Perplexity invece eccelle quando serve ragionare sui dati. Prende informazioni sparse da più fonti, le analizza e le trasforma in risposte complete e facili da capire. Non dà solo i risultati, ma li spiega e li organizza in modo sensato.

Il futuro della ricerca online

Questo confronto mostra qualcosa di più profondo. Non stiamo solo vedendo nascere un nuovo motore di ricerca, ma sta cambiando il modo stesso in cui cerchiamo le informazioni. Google ci ha abituati all’abbondanza: troviamo tutto quello che vogliamo, ma poi tocca a noi scorrere, confrontare e capire cosa ci serve davvero. Perplexity funziona all’opposto: offre meno risultati, ma puntuali e già organizzati.

La vera domanda non è se Perplexity rimpiazzerà Google. È piuttosto come questi nuovi strumenti cambieranno le nostre aspettative. Perché una volta che ci si abitua ad avere risposte pronte e ragionate, tornare alle infinite liste di link diventa frustrante. Non a caso Google sta integrando sempre di più l’intelligenza artificiale anche nel suo motore di ricerca (con AI Mode).

Probabilmente useremo entrambi: Google per trovare qualcosa di specifico, Perplexity quando vogliamo capire e approfondire. Due modi diversi di soddisfare la nostra curiosità.

Senti come suona questa Cassa Bluetooth 30W e con batteria infinita, 50%

Punto Informatico - Mar, 06/24/2025 - 17:32

Una cassa Bluetooth 30W che suona per tutta l’estate. Non solo portatile e compatta ma ideale perché ha tanta autonomia, è indistruttibile e la usi in modi diversi. Diventa direttamente la compagna di viaggio di questi mesi di caldo per poter stare in compagnia della tua musica preferita praticamente in qualunque situazione. Se stavi cercando un prodotto del genere, non perdere tempo e comprala subito perché su Amazon è in sconto con un ribasso del 50%. Ebbene sì, mettila nel carrello con soli 29,99 euro risparmiando la metà del prezzo originale.

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Al suo interno un impianto dalla potenza di 30W che scuote l’intera stanza quando fissi il volume al massimo. Qualità eccellente per l’audio con bassi potenti e presenti che non gracchiano e gli altri toni equilibrati. A piacere puoi personalizzarlo con 3 modalità EQ integrate che ti fanno divertire ancor di più. Ma questo non è tutto: lo speaker è dotato di 3 luci RGB con cui la riproduzione diventa ancora più preziosa. Per quanto riguarda le tecnicità, invece, sappi che la versione del BT è la 5.4 e che hai a disposizione anche l’entrata AUX e per scheda di memoria per riproduzioni cablate. La batteria? 30 ore di musica a tua completa disposizione con una sola carica.

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Mettere casa al sicuro costa solo 21€ con il sistema Tapo C200 (su Amazon)

Punto Informatico - Mar, 06/24/2025 - 17:19

Economico ma funzionale il sistema Tapo C200. Questa telecamera WiFi da interno è immediata da montare e rende il tuo appartamento una roccaforte. Così le vacanze o semplicemente le giornate in cui non c’è nessuno non sono un dilemma. Ricevi le notifiche sullo smartphone, comandala a distanza e tutelati in tutti i sensi possibili. Mettila nel carrello con 21,99 euro invece di 29,99 euro. Su Amazon c’è lo sconto del 27% che ti strizza l’occhio.

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Si scrive ChatGPT vs Copilot, si legge OpenAI vs Microsoft

Punto Informatico - Mar, 06/24/2025 - 17:14

Chissà se oggi Satya Nadella e gli altri vertici di Microsoft accetterebbero ancora di aiutare OpenAI a sviluppare e potenziare ChatGPT. Sono trascorsi due anni e mezzo da quando il gruppo di Redmond ha deciso di investire nella creatura di Sam Altman e lo scenario è profondamente cambiato, tanto da portare la startup a rosicchiare quote di mercato al colosso che l’ha aiutata a crescere.

OpenAI sta rubando clienti aziendali a Microsoft

La collaborazione tra le due organizzazioni prosegue, ma non si è mai retta su un equilibrio tanto precario. Se da una parte a unirle sono una partnership e accordi di lungo termine, dall’altra si trovano a competere nel territorio dell’intelligenza artificiale, in particolare per quanto riguarda le soluzioni destinate all’ambito aziendale.

È in questo specifico contesto che Microsoft sta faticando e non poco a spingere l’adozione di Copilot. Lo rivela un report appena pubblicato da Bloomberg, secondo cui alcuni importanti clienti della prima ora avrebbero abbandonato la tecnologia per passare proprio a ChatGPT.

Gli ultimi numeri ufficiali fanno riferimento a 3 milioni di utenti business paganti per OpenAI, con un incremento pari al 50% registrato in pochi mesi.

A differenza di Copilot, ChatGPT si sceglie

Una crescita che assume ancor più valore se si pensa alle modalità attraverso le quali si arriva a scegliere l’una o l’altra tecnologia. Da una parte c’è Copilot, sempre più profondamente integrato all’interno del sistema operativo Windows e dunque presente sulla quasi totalità dei PC in circolazione, in qualche modo forzato. Dall’altra, invece, ChatGPT può essere considerato un servizio che non ha alcun legame nativo con una piattaforma in particolare, a cui si giunge solo di propria iniziativa.

La concorrenza non manca nemmeno per OpenAI, nel campo dei chatbot e degli agenti AI. L’organizzazione di Sam Altman beneficia però ancora oggi dell’aver debuttato per prima, proponendo una tecnologia che ha fin da subito mostrato il proprio potenziale e che promette, a breve, di innalzare ulteriormente l’asticella con il rilascio di GPT-5.

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